Cotta di Maglia

Le prime attestazioni archeologiche dell'uso di protezioni di maglia in ferro, sono databili intorno al VI-V sec. a.C. a provengono da Appiano, mentre le prime attestazioni letterarie sono della meta' del IV. Prodotto tipico dei Celti viene conosciuto dai Romani grazie alle campagne nelle Gallie. Questo tipo di protezione e' stata presente sui campi di battaglia europei fino al XVII secolo, portata dagli Ussari Polacchi. La guardia circassa dello Zar la indosso', sebbene solo per memoria storica, fino alla Grande Guerra. In Asia e' giunta fino ai giorni nostri, nelle guerriglie afgane degli anni Trenta, indossata da qualche autoctono.
La maglia ad anelli di ferro dal mondo celtico, pote' irradiarsi nel bacino del Mediterraneo attraverso la colonia Focese di Massalia (Marsiglia) dal 600 a.C., e dal IV sec. a.C. tramite le penetrazioni di quei popoli nel bacino Danubiano e in Macedonia. La grande fortuna di questo armamento difensivo fu assicurata pero' gia' nel I secolo a.C. con gli ausiliari gallo-romani ed in seguito dalla sua adozione ed impiego massiccio nell'esercito romano ancora in eta' repubblicana e fino alla sua scomparsa: la colonna Antonina mostra legionari romani vestiti da questa armatura e le sue rappresentazioni compaiono ancora nella "Notizia Dignitatum", redatta tra il 390 e il 410, come specifico prodotto di alcune "fabricae" imperiali. Molto presto, per via dei continui scambi culturali e commerciali, la cotta di maglia ad anelli passo' nel vicino Oriente e nelle pianure dei territori Sciti e Sarmati.
I legionari Romani, indossarono da prima una cotta di maglia senza maniche, poi con corte maniche, con le spalle e la parte alta del dorso difese da una doppiatura a bavero le cui estremita' ricadevano sul davanti e vi si fissavano. La lunghezza vario' nel tempo, da poco sopra a poco sotto il ginocchio.
Nell'alto medioevo nelle zone nord Germaniche si sviluppo', quello che venne chiamato, in periodo molto tardo, l'Usbergo. Al tempo della battaglia di Hastings, nel 1066, l’Usbergo era già utilizzato da entrambi gli eserciti combattenti. Era costituito da cotte di maglia ad anelli di ferro, oppure da placchette regolari di ferro.
L’Usbergo, poteva essere fornita di maniche che arrivavano anche sotto il gomito, o da una tunica di maglia completa, generalmente dotata di maniche lunghe e cappuccio (camaglio). Per un tipico "Usbergo" venivano utilizzati circa 10.000 anelli.
I cavalieri e gli uomini d’arme che portavano la cotta di maglie (Usbergo) furono chiamati fino al XIV secolo "Fervestus", ossia “vestiti di ferro”. Dall'inizio del XVI sec. ebbe inizio un veloce processo che condusse alla progressiva formazione dell' armatura a piastra definitasi in pratica tra il 1370 ed il 1390.
Cio' non comporto' affatto l'esclusione delle protezioni di maglia ad anelli, che si specializzarono in due modi: per difendere i varchi lasciati dal gioco delle piastre d'acciaio e per confermare la copertura del tronco, dal collo alle anche e munita di maniche. Nel corso del XV secolo questa seconda linea dovette cedere il passo alla crescente fortuna della brigantina, ma nel Cinquecento la cotta di maglia riprese quota dissimulata sotto il vestimento. In genere aveva, per poter essere indossata, una breve apertura al collo chiudibile da ganci, con le maniche lunghe al polso.
La cotta di ferro era efficace come protezione contro armi da taglio, un po' meno contro armi da punta, invece la protezione contro armi da botta era in parte garantita da una "cotta d'arme" (una giubba, giaco in cuoio o stoffa imbottita con manica lunga e sporgente al di sotto del ginocchio Gambeson-Aketon).
A lato: Nobile Guerriero Gallico I sec. a.C.
Disegno di Wayne Reynolds
A lato: particolare dall’Arazzo di Bayeux
Cotta di maglia di età medievale visibile al museo di Bayeux




Le cotte di maglia erano costruite intrecciando tra loro degli anelli. Questi erano rivettati uno ad uno per evitare che il peso dell'Usbergo stesso (circa 15-18 kg) ne causasse l'apertura, ma soprattutto per renderlo più resistente ai colpi ed agli strappi.
I romani chiamavano "hami" gli anelli tranciati, e "circuli" quelli ribaditi. La dimensione degli anelli varia tra i sette e i dieci millimetri di diametro con uno spessore di circa un millimetro, un millimetro e mezzo.
Il nastrino di ferro veniva trafilato a caldo, poi avvolto su un mandrino cilindrico dello spessore voluto e tranciato lungo una generatrice per formare anelli "aperti" (gli "hami"), ogni anello poi veniva inserito in appositi controstampi per potervi fissare un sottilissimo perno d'acciaio ribadito alle estremita' oppure per saldarlo con altro metallo fuso (dando vita cosi' alla classica forma "a grano d'orzo").












E' possibile osservare, all'interno del campo, la costruzione di una maglia di ferro intrecciata, utilizzando molti anelli, seguendo la tecnica della "grana d'orzo", attraverso delle semplici "manovre":
Si comincia con un anello aperto
Nel quale vengono inseriti altri quattro anellini
Ottenendo così le unità con le quali comporrete l'armatura
Questi gruppetti da cinque anelli vanno uniti gli uni agli atri
Ottenendo così delle "catenelle"
Anch'esse andranno unite tra loro
Arrivando a formare dei piccoli rettangoli
Anch'esse andranno unite tra loro













Layout e Grafica ©Mimina di Sagitta Barbarica-Biturigi