In collaborazione con Dumnorix degli Adui

Accensione del fuoco



Il fuoco dava all'uomo non solo il calore necessario alla vita, gli consentiva anche di vedere nel buio e di tenere a bada le belve, grazie al fuoco scoprì anche quanto la carne cotta fosse più saporita, ma anche come elemento magico di aggregazione sociale.

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Già verso il 12000 a.C. l'uomo dell'età della pietra usava particolari pietre (selce, quarzite, la pirite contenente ferro)
per strofinarle e provocare così scintille che, cadendo su erba o foglie secche, producevano il fuoco.
4.000 anni più tardi l'uomo fu in grado di creare il fuoco, facendo girare un bastone in un foro ricavato in un altro pezzo di legno che, al calore suscitato dalla frizione di un legnetto contro l'altro, finiva con incendiarsi.
Questo metodo venne migliorato mediante l'uso di un arco.

La cordicella dell'arco veniva avvolta intorno al bastoncino, quindi l'arco veniva mosso avanti e indietro facendo ruotare lo stecco a grande velocità e rendendo più agevole l'accensione.

Successivamente si utilizzò un sistema basato su un pezzetto di acciaio leggermente ricurvo, detto "acciarino", accendiesca o accendifuoco, azzolino.
Tenendo in mano l'acciarino si batteva contro il taglio di una scaglia di selce, sulla quale era posto un pezzetto di esca.
L'esca era ottenuta da un fungo comune, che cresce sulle piante, Fomes fomentarius, e che viene fatto essiccare allo scopo.

La parte adatta a questo scopo è la trama situata tra la crosta e lo strato dei tubuli.
La trama veniva tagliata in liste sottili, messa per alcune settimane a macerare nel carbonato di calcio, poi seccata e pressata e infine messa in una soluzione di salnitro, poi di nuovo essiccata e battuta, fino a farla diventare come una matassa di lana grezza.
Dopo alcuni tentativi l'esca si accendeva, ma senza fiamma
Vi venivano quindi posti sopra pezzettini di legno secco e foglie, soffiandovi, l'accensione si propagava....
....provocando la fiamma.



Interessanti ritrovamenti di acciarini, rinvenuti nella Palafitta di Isolino di Varese, tratto da:

"L’accensione del fuoco nella preistoria europea
Dati sperimentali sulla confricazione dei legni e sulla percussione delle pietre"
di Barbara Raimondi
(cliccare sulla foto per accedere al PDF)









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